lunedì 5 gennaio 2015

Il Software Libero nella Pubblica Amministrazione Italiana

Linux Pubblica Amministrazione

Il dibattito sull’uso del software FOSS (Free ed Open Source Software) nella Pubblica Amministrazione italiana sembra essere giunto ad una conclusione: la PA adesso è obbligata, dopo aver compiuto un’analisi comparativa, a dare la priorità al software FOSS.
Sarà compito dell’Agenzia per l’Italia Digitale definire procedure e criteri per giustificare questa scelta.
Da gennaio ad ottobre di quest’anno l’Agenzia per l’Italia Digitale ha convocato un gruppo di lavoro il cui compito era di definire i criteri di valutazione del software (art. 68 del Codice dell’Amministrazione Digitale).
Verrà a breve lanciata una consultazione pubblica per l’adozione di un testo definitivo su quelle linee guida, che diventeranno un importante strumento operativo per la scelta del software.
Le PA italiane ed europee hanno l’obbligo di fornire servizi efficienti ad imprese e cittadini, condividendo soluzioni software, discutere le best practice e condividendone le esperienze. Sono questi gli obiettivi del Programma sull’Interoperabilità delle Soluzioni per le Pubbliche Amministrazioni Europee (ISA), istituito dalla Commissione Europea.

Gli enti pubblici avranno la stessa libertà di quelli privati nel decidere se acquistare, sviluppare e rilasciare il software con le condizioni del software FOSS. Le PA italiane sono infatti obbligate a distribuire il software, da o per loro sviluppato, con il relativo codice sorgente non modificato, alle altre amministrazioni. Questo significa che la distribuzione avviene non solo tra le PA ma anche nei confronti dei cittadini, il loro scopo primario infatti è servire la comunità, soddisfacendo un interesse pubblico, non l’acquisizione di una posizione sul mercato.
Per questi motivi, quando un’amministrazione pubblica realizza, progetta, sviluppa o distribuisce software, il suo valore sta nell’utilizzo, nella capacità di rendere l’apparato amministrativo e l’adempimento della propria missione più efficace.
In altre parole, per la Pubblica Amministrazione il software non è un prodotto ma un servizio.
Per questo motivo il ritorno sull’investimento viene misurato in termini di efficienza, che deve essere misurata sia come risparmio delle risorse (pari uscite o una maggior produzione rispetto alle risorse), risparmio nel lungo periodo (minori costi di aggiornamento, modifica, migrazione o comparsa di nuovi sistemi più efficienti) ed in effetti positivi nell’economia in generale o locale (effetto spillover).
Questi pareri sono stati accolti dalla Corte Costituzionale nel 2010 con la Sentenza n. 122 del 22 Marzo. In sostanza il software free ed open source non riguarda una particolare tecnologia, marca o prodotto ma esprime una caratteristica legale. Ciò che differenzia il software free ed open source da quello proprietario è la differenze dei diritti di licenza dei programmi. Le decisioni sull’adozione dell’una o dell’altra modalità contrattuale appartiene all’utente, quindi, in questo caso, alla PA che adesso ha una significativa preferenze nei confronti dei software FOSS.

Fonte: opensource.com
Foto: flickr.com
 
 

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